Cercasi “Ospedali amici dei bambini”
In questi giorni sono nati bimbi di amiche e parenti e questi lietissimi eventi mi hanno fatto ripensare ai primi momenti in ospedale con entrambi i miei bimbi. A ciò che è stato importante, a ciò che mi ha messo in difficoltà… Io devo dire di essere stata abbastanza fortunata in entrambi gli ospedali in cui ho partorito dove hanno sempre fatto di tutto per garantire il contatto col bimbo, il clima sereno e tranquillo con mamma e papà nelle prime ore di vita e nei primi giorni e, almeno a parole, si sono dimostrati favorevoli all’allattamento. Poi però non ho visto grande supporto verso chi aveva difficoltà ad allattare, ho visto dare biberon molto facilmente da ostetriche che forse erano troppo impegnate a seguire molte pazienti e non avevano il tempo di trovare una soluzione o di aiutare mamme preoccupatissime con un bimbo piangente che non voleva attaccarsi..😨 Ne ho viste invece altre bravissime avere cura e pazienza, ma poter dedicare solo pochi minuti ad ogni mamma prese dal ritmo frenetico del reparto. In ospedale purtroppo è difficile ricevere sempre il giusto aiuto, per questo è importante sia il prima (il corso preparto per me è stato fondamentale), sia il dopo (non aver mai paura di chiedere aiuto a chi ne sa di allattamento o altro).
Le prime ore e i primi giorni in ospedale sono importantissimi per permettere al bimbo di “iniziare” il proprio percorso nel mondo il più serenamente possibile e possono aiutare oppure sfavorire l’avvio dell’allattamento. Si è visto, infatti, che i bimbi si rasserenano più facilmente, smettono di piangere e il loro respiro si fa più regolare e la temperatura si rialza, se hanno la possibilità di restare appoggiati al petto della mamma nelle prime ore di vita. Questa meraviglia si chiama contatto “pelle a pelle” e per me, per due volte, è stato un momento indimenticabile. E’ il moneto in cui conosci per la prima volta il tuo bimbo che sembra guardarti negli occhi e riconoscerti, si rannicchia sicuro su di te e cerca il suo nutrimento. E’ un’esperienza bellissima che pensavo si facesse ormai in tutti gli ospedali e invece ho scoperto non essere ancora così diffusa. Ovviamente non sempre è possibile perché a volte motivi di salute lo impediscono e, in questi casi, si deve pensare soprattutto alla salute del bimbo e si recupererà tutto dopo. Tuttavia, anche dove è tranquillamente possibile, ancora molti ospedali non permettono il contatto pelle a pelle le prime ore di vita del bimbo, e tolgono il bimbo alla mamma per fare degli esami tranquillamente posticipatili o per lavarlo…
Un’altra pratica che reputo importantissima è il rooming-in che permette al bimbo di rimanere sempre accanto alla mamma in modo che imparino a conoscersi e ad ascoltarsi. E, in questo modo, la mamma inizia, tra mille difficoltà, a rispondere alle sue richieste e si aiuta l’avvio dell’allattamento. Quando, invece, i bimbi vengono portati nel nido e dati alla mamma in orari prestabiliti, l’avvio dell’allattamento è molto più difficile e lo stesso rientro a casa sarà poi più impegnativo. Il rooming-in può essere impegnativo e anche molto difficoltoso in caso di cesareo o di più bimbi piangenti nella stessa camera. Tuttavia i vantaggi sono ormai ampiamente riconosciuti e, per questo, si sta diffondendo in quasi tutti gli ospedali.
Ci sono degli ospedali che non solo hanno tutti questi accorgimenti, ma rispettano le linee guida dell’OMS e dell’UNICEF che favoriscono il contatto tra mamma e bimbo e soprattutto l’avvio dell’allattamento al seno. Questi ospedali si chiamano “Ospedali amici dei bambini”. Purtroppo in Italia gli ospedali riconosciuti come tali sono ancora pochissimi, anche se molti ormai stanno cercando di adeguarsi e rispettare il più possibile queste linee guida. Se qualche mamma in attesa ne cercasse uno vicino, a questo link trovate la lista di quelli approvati dall’UNICEF : http://www.unicef.it/doc/152/gli-ospedali-amici-dei-bambini-in-italia.htm
Questi sono i 10 passi per promuovere l’allattamento al seno (derivanti dalle linee guida per i servizi di maternità presentati nella Dichiarazione Congiunta OMS/UNICEF del 1989), e che sono stati accettati come i criteri minimi mondiali per raggiungere il riconoscimento di Ospedale Amico dei Bambini:
- Definire una politica aziendale e dei protocolli scritti per l’allattamento al seno e farli conoscere a tutto il personale sanitario
- Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo
- Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell’allattamento al seno
- Mettere i neonati in contatto pelle a pelle con la madre immediatamente dopo la nascita per almeno un’ora e incoraggiare le madri a comprendere quando il neonato è pronto per poppare, offrendo aiuto se necessario.
- Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel caso in cui vengano separate dai neonati
- Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica
- Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre (rooming-in), in modo che trascorrano insieme ventiquattr’ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale
- Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento
- Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell’allattamento
- Promuovere la collaborazione tra gli operatori della struttura, il territorio, i gruppi di sostegno e la comunità locale per creare reti di sostegno a cui indirizzare le madri alla dimissione dall’ospedale.(da http://www.unicef.it/Allegati/Standard_BFHI_2mag12_1.pdf)


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